Iniziato a Reggio Emilia il processo per l’omicidio della giovane Saman Abbas. Tante le richieste di costituirsi parte civile.
Alla corte di Assise di Reggio Emilia oggi è iniziato il processo per l’omicidio di Saman Abbas. Dei tre familiari imputati sono presenti soltanto tre: lo zio Danish Hasnain e i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. I tre erano fuggiti dopo la scomparsa della 18enne pakistana fermati nei mesi successivi tra Francia e Spagna. Assenti invece il padre e la madre della vittima scappati in Pakistan poche ore dopo la morte della figlia rimasti latitanti per mesi. Il padre è stato arrestato lo scorso novembre e si attende l’estradizione.
La madre di Saman Abbas invece resta ancora latitante e non è stata rintracciata né dalle autorità italiane né pakistane. La posizione del padre è stata stralciata perché stato riconosciuto il legittimo impedimento e per lui il procedimento è stato rinviato al 17 febbraio. Sarà proposto all’avvocato d’ufficio il collegamento a distanza. I genitori della ragazza erano stati già denunciati per maltrattamenti. Saman Abbas si presume sia stata uccisa perché non voleva sposare suo cugino e aveva una relazione non autorizzata con un altro ragazzo.
Le associazioni a sostegno delle donne si costituiscono parte civile
Oggi, nel corso della prima udienza, hanno chiesto di costituirsi parte civile l’associazione di donne native e migranti Trama di Terre contro i matrimoni forzati che da anni da rifugio e accoglienza a ragazze che scappano da nozze forzate in tutta Italia. Sono 18 le associazioni che hanno avanzato questa richiesta. tra cui Nondasola di Reggio Emilia, Differenza donna, Zonta Club, Osservatorio nazionale sostegno vittime, Al posto tuo, Meta, Confederazione islamica italiana, Associazione italiana vittime di violenza, Senza peli sulla lingua, Centro internazionale diritti umani, Associazione nazionale unione donne, Alone; il fidanzato di Saman Abbas Saqib Ayub.
Tra le parti civili già ammesse ci sono il fratello di Saman Abbas, il Comune di Novellara, l’Ucoii (Unione delle comunità islamiche italiane), l’associazione Penelope, l’Unione bassa reggiana. All’esterno del tribunale, già da questa mattina all’alba, sono stati esposti striscioni e cartelli: “Saman nel cuore e nelle lotte”, si legge in quello dell’associazione “Non una di meno”. Altri intonano cori chiedendo giustizia per la giovane donna.